Il primo martedì del mese ha un suono diverso. La prima volta è venuto da me durante una fiera dedicata alle scarpe. Mi disse subito, senza esitazioni:"Io non cerco un massaggio… cerco un’esperienza."Guardava le mie caviglie come si guarda un tramonto, e da allora continua a venire, ogni volta che è a Milano.Quando entra nella stanza, l’aria cambia. Non mi chiede di spogliarmi, non si spoglia. I suoi desideri non hanno bisogno di pelle nuda per accendersi.Mi siedo nella poltrona, quella con i braccioli morbidi e la stoffa che ricorda i pomeriggi lenti d’autunno.Lui si inginocchia davanti a me. È un gesto senza supplica, ma carico di dedizione. Le sue mani si avvicinano alle mie scarpe come se stesse scartando qualcosa di prezioso.Le dita sfiorano il cinturino, lo slacciano piano, poi tolgono la scarpa con quella lentezza che accende l’attesa.Rimango con il piede nudo, curato, lo smalto perfettamente lucido.Lui lo guarda come si guarda un’opera d’arte — e in quel momento mi sento tale.Inizia con le mani. Sfiora prima la caviglia, avvolge il polpaccio per arrivare al piede. Sulle dita, ne accarezza i contorni, stringe l’arco come se volesse impararne la forma a memoria.È un tocco che non cerca possesso, ma verità.Poi arriva il calore del suo respiro. Lo sento appoggiarsi leggero sulla pelle. Umido, tremante.E subito dopo, la sua lingua.Passa tra le dita con movimenti così lenti, così studiati, che ogni fibra del mio corpo si tende.È come se stesse baciando qualcosa di più profondo, più segreto.Non c'è volgarità, solo una fame antica, silenziosa, che parla in un altro linguaggio.Mi sorprendo a socchiudere gli occhi. Non per allontanarmi, ma per sentire meglio.Quel gesto — così semplice e così scandalosamente intimo — mi scuote.Come un sussurro troppo vicino al cuore.La sua bocca danza tra le giunture, la lingua indugia, si infila tra le dita, le succhia con la lentezza di chi conosce il ritmo del desiderio e sa che la fretta è la morte del piacere.Non dico nulla. Non ha bisogno di parole. E nemmeno io.Quando finisce, mi rimette la scarpa con la stessa cura di un amante che copre il corpo dell’amata dopo l’estasi.Si alza, sorride, mi guarda. E se ne va. Io resto lì con il battito leggermente accelerato e la sensazione precisa che ogni volta, quel piccolo rituale mi scava dentro un nuovo spazio.Il primo martedì del mese...