Recensione su Giada12/03/22 19:58 - Sono sdraiato a pancia in giù sul lettino, il volto affondato nel pozzetto che assicura la distensione dei muscoli del collo. Mi tornano alla mente alcune sedute di manipolazione da un osteopata statunitense, dal nome tedesco. Un’altra vita, ormai: è da molto tempo che non mi sottopongo a massaggi.Sono nudo. Non ho freddo, ma avverto che lei mi copre gambe e natiche con un morbido asciugamano. Mi sembra un gesto che esprime attenzione, una premura quasi affettuosa. Sento che posso fidarmi. Giada si muove alle mie spalle, preparando l’occorrente per il trattamento. Sollevo per un attimo la testa, intravedo una sua immagine appesa al muro. Mi sembra quasi un dipinto. Non me n’ero accorto prima, perché, quando sono entrato nello studio, ero concentrato nello scoprire la sua bellezza e il suo fascino. Poi, però, devo distendermi nuovamente a faccia in giù, anche perché sta iniziando il trattamento. Avverto immediatamente che le sue mani sono, al tempo stesso, delicate e forti: non capisco nemmeno se le pressioni che avverto sulla parte alta della schiena siano più determinate dalle dita piuttosto che dai palmi. Il fatto è che sono investito da una benefica fonte di energia, vitale e tonificante. Chiudo gli occhi. La pressione si mantiene costante su tutte le parti che va a toccare: mi sento irresistibilmente schiacciato su quel lettino e mi attraversa il desiderio di perdermi in quella dimensione di abbandono ai suoi gesti. Riesco a lasciarmi andare in quel modo perché mi rendo conto della sua capacità e della sua autorevolezza. Di fatto, non mi faccio possedere facilmente. Eppure, Giada riesce a prendermi, impadronendosi a poco a poco di ogni centimetro quadrato della mia schiena. È intensa, la sua manipolazione. Ma essendo la prima seduta, mi rassicura: «Potrei spingere di più, ma per questa volta non vado oltre questa pressione. Senti male?».«No, assolutamente» rispondo. «La reggo bene, anzi».In effetti, sento che mi sto rilassando. Mi viene di pensare alle fatiche della vita, osservandole, tuttavia, in modo distaccato. È come se fossi entrato in una dimensione parallela, che mi dà la possibilità di vedere ogni cosa dall’esterno, senza alcuna tensione emotiva. Si tratta di una forma di meditazione profonda, relativa al mio essere, alimentata da tutto ciò che Giada sta esercitando sui muscoli del trapezio. Espiro più volte, liberandomi psichicamente, oltre che fisicamente, dai pesi dell’esistenza che porto, senza rendermene conto, sulle spalle. Lei coglie sapiente i nodi di ogni mia contrattura, facendoli vibrare come le corde di una chitarra. «Ci vorrà del tempo» spiega serena. «Ma riuscirò a sciogliere tutto». Ne ho bisogno, di contraddire il meccanismo della tensione cronica che si trasforma in corazza muscolare e caratteriale, e lei ci riesce. È una dimensione nuova ed eccitante. O, meglio, è la riscoperta del mio corpo e delle percezioni più piacevoli della mia fisicità. Riaffiorano ricordi sopiti, quelli di una sensualità fatta del piacere più autentico. Tutto parte dal benessere che scaturisce dal contatto delle sue mani con i miei muscoli. Si tratta di una progressione lenta ma inarrestabile, che mi porta a sentire benefiche scariche di tensione nella parte addominale appoggiata al lenzuolo: sono come piccoli orgasmi, che mi fanno sobbalzare, senza che possa far nulla per contenerli. E poi, perché tentare di opporsi? Perché cercare di non rispondere con le proprie reazioni involontarie alla sapienza delle sue manipolazioni? Meglio sentire sino in fondo ciò che Giada riesce a darmi.È la volta delle gambe, adesso: la schiena viene coperta, a sua volta, con un asciugamano riscaldato da corpi solidi quasi roventi, che prolungano la sensazione di piacere provata fino a quel momento. Dai glutei ai bicipiti femorali, giù per i polpacci fino alle piante dei piedi, si rinnova la sensazione tonificante, accompagnata da un massaggio prostatico. Ho perso la nozione del tempo. Però riesco a voltarmi, pronto al premio finale di Giada.leggi tutto 13