Cosa rende una mente geniale? intelligenza, creatività, determinazione e intuito. Qualità che ti portano a raggiungere risultati straordinari nei tuoi campi di interesse, le menti geniali fanno nascere spesso pionieri in grado di cambiare il corso della storia con le loro idee e le loro visioni. Ma perché questa riflessione? Di ritorno da una trasferta lavorativa, salgo in auto accendo lo stereo e proprio in quel momento in radio iniziano a trasmettere la quinta sinfonia di Beethoven, si proprio quella che qualcuno ha definito ‘del destino’. Durante l’ascolto rifletto sulle particolarità compositive di questa opera d’arte che credo tutti conoscano, se non altro nelle prime quattro note. Più ascolto più rifletto e più mi sale il ricordo della mia massaggiatrice, più la penso e più mi convinco di quanto sia geniale nel suo lavoro tanto che inizio a notare delle somiglianze fra l’ascolto ed il suo modo di massaggiare. La proposizione del massaggio, la sua struttura, lo sviluppo, l’ordine con cui compone un massaggio tendono ad un punto di arrivo, l’affinità che collega le varie manovre crea un clima che mi mantiene in uno stato d’animo di infinita dolce attesa che è l’essenza del massaggio emozionale. L’attacco della quinta è già espressione di genio, non è una melodia, è un ritmo, tre note brevi ed una lunga, tenuta. Con il suo genio Ludovico riesce a trasformare questo ritmo in un tema musicale melodico, allo stesso modo lei, in ogni massaggio proposto, sceglie un’azione, la ripete la elabora, sembra che voglia lasciarla cadere, ti manda segnali di una probabile catastrofe di capitolazione finale ed invece si ferma, cambia, elabora con il suo corpo lo stesso ritmo ed ecco che ne viene fuori una melodia diversa ma che nasce sempre dalla proposizione iniziale. Il ritmo iniziale invade tutto il suo massaggio, sta nelle parti essenziali così come nelle accessorie, che però essendo fatte della stessa sostanza diventano essenziali anche loro. Si potrebbero contare i momenti in cui il ritmo non appare, sempre presente in un modo o nell’altro, può variare in un verso o in un altro, le tre note brevi possono diventare due ed il sottofondo massaggifero può mutare ma non muta il tipo di ritmo iniziale. Fa entrare in scena un tema melodico ma si capisce che per ora non ha possibilità di affermarsi di fronte al ritmo su cui è costruita tutta la sinfonia. Anche quando i violini intonano la melodia i bassi si fanno sentire con il solito ritmo incalzante. Le sensazioni del massaggio vanno dal fortissimo al pianissimo, mi immobilizzano, mi tengono in equilibrio davanti ad un abisso. Dal vuoto abissale esplode di nuovo il tema ritmico che in pompa magna annuncia la fine di quel movimento che però non arriva, mi fa cambiare posizione e ricomincia l’attacco della ripresa, che come in Beethoven però appena iniziata deve arrestarsi per lasciar spazio ad un semplice vocalizzo di un unico strumento, un albero che presto verrà inghiottito ed incenerito dalla lava di un vulcano. Ed è da questa sosta che prende corpo con grande sorpresa la parte finale, la più importante di tutto il massaggio. Mi regolo con i brani della sua colonna sonora e scopro che la coda del massaggio tanto coda non è, all’incirca ha la durata della somma delle durate di tutte le varie parti che compongono il massaggio, esposizione, sviluppo e ripresa, fin qui svolto; Beethoven compone una cosa simile per concludere il primo movimento, le tre parti iniziali nella coda diventano quattro, cinque se si fa la ripetizione dell’esposizione, che a volte penso sia meglio non venga fatta (certe cose si dicono una volta sola), da questa ripartizione/ripetizione ne deriva energia pura, forza schiacciante cui non si può resistere. Così quello che ti sembra un tempo cortissimo è in realtà durato quasi quanto un massaggio completo, e può sembrare incredibile ma per entrambi i geni giunti a questo punto la forza inventiva non è ancora esaurita, perché la coda pur essendo fatta di frammenti già noti si presenta come un nuovo episodio: nuovi strumenti danno l’avvio ad un botta e risposta, poi si succedono via via tutte le abilità della massaggiatrice fino ad arrivare ad un coinvolgimento mentale e fisico completo che porterà alla risoluzione ideale. Il finale è rivolto più al senso che allo spirito, incita più al lasciarsi andare che al raccoglimento, è diretto più all’estensione corporea che alla sublimazione interiore, il finale sommerge tutte le sensazioni provate con la sua irruente felicità e il suo vitalismo ed assume una connotazione completamente catartica. Detto questo sono convinto che ognuno di noi avrà trovato similitudini fra un’attività piacevole per noi e la (o le proprie) massaggiatrice preferita, talmente geniale da essere la massaggiatrice che frequentiamo più di tutte le altre, per il modo con cui conduce il massaggio, per le parole che ci si scambia o semplicemente perché stiamo bene in loro compagnia. La massaggiatrice di cui parlo non la menziono ma cosa rende per voi una massaggiatrice più frequentabile di un’altra? evitando se possibile le ovvietà che comunque hanno anche il loro peso.